La Musicoterapia è una prassi che fa riferimento ad una serie di tecniche specifiche, secondo cui il terapista, attraverso l’uso del mezzo sonoro musicale, cerca di instaurare una relazione terapeutica con il soggetto curante.
L’intervento musicoterapico agendo sulla predisposizione innata e precoce dell’individuo a comunicare (Stern, Trevarthen, Anzieu, Benenzon), facilita qualitativamente l’attuazione di progetti di integrazione, spaziale, temporale e sociale del paziente mirando alla chiarificazione e costituzione del mondo interno e la costituzione del mondo esterno.
Il musicoterapeuta si pone come un interprete di fronte ad una partitura, costituita in questo caso dal soggetto e dalla sua identità sonoro/musicale.(ISO) Egli coglie una possibilità emergente da tale materiale e, senza trasformarla, la modifica, nel senso di valorizzarla, sotto il profilo estetico, comunicativo e relazionale.
La musica può essere anche impiegata come via per la maturazione affettiva, contribuendo allo sviluppo delle capacità espressive dell’individuo, alla formazione del Sé, all’organizzazione delle componenti emotive della personalità. Infine la musicoterapia può essere indirizzata al miglioramento delle competenze sociali, della qualità degli scambi comunicativi, all’apprendimento di norme comportamentali e di ruoli (cfr. A. Antonietti P. Lazzati “Musicoterapia Cognitiva” Omega edizioni).
Queste esperienze sono finalizzate al recupero, alla risocializzazione, all’integrazione sociale di persone, adulti o bambini, affetti da handicap di diverso tipo che ne limitano l’espressione relazionale e sociale.
Da un punto di vista terapeutico l'intervento di musicoterapia agisce o può agire sull'attenuazione dei sintomi e sulla prevenzione o stabilizzazione delle complicanze (prevenzione secondaria e terziaria), modificando positivamente i processi comunicativo-relazionali e inducendo anche importanti cambiamenti, oltre che interni (crescita e sviluppo del Sé), anche sul piano comportamentale e dell'interazione sociale.
A questo proposito si possono distinguere interventi musicoterapici con “finalità terapeutiche” da quelli con “finalità riabilitative”.
Il modello teorico di riferimento deriva dall’orientamento psichiatrico ad indirizzo psicodinamico il quale, riconoscendo l’esistenza di una vita psichica dinamica inconscia, mette in evidenza gli aspetti psicologici e relazionali interpersonali dell’uomo (emozioni-affetti-percezioni-sensazioni-istinti).
1) Il modello di riferimento utilizzato nell'intervento è il modello Benenzon - Postacchini con matrice psicodinamica.
Il processo di sintonizzazione, caratterizzato dalla presenza di un notevole grado di attenzione e intuitività avviene al di fuori di ogni consapevolezza e appare come uno dei fondamenti della comunicazione non-verbale.
La tecnica di questa metodologia si avvale dell'improvvisazione nel dialogo sonoro. Il momento improvvisativo prevede una circolarità dove le competenze dell'uno sono messe in rapporto con se stesso, l'ambiente e l'altro e questo fa creare qualcosa di nuovo, un oggetto sonoro/musicale.
Obiettivi generali:
• Favorire una relazione non verbale con il conduttore e/o con il gruppo
• Relazione suono, segno, corpo
• Sviluppo dell’attenzione (aumento della capacità d’ascolto)
• Percorso di alfabetizzazione emotiva (universo sonoro/universo emozionale)
• Stimolare l’immaginazione e la creatività
• Socializzazione (aumentare l’autostima in contesto gruppale)
Obiettivi specifici:
Uno degli obbiettivi primari della musicoterapia è proprio cercare di armonizzare le varie parti del sé e quindi anche riuscire a bilanciare i nostri impulsi neofobici (che se esasperati possono portare a situazioni di depressioni di incistamento) e neofilici (alla base di situazioni maniacali).
Tale processo, attraverso strategie di intervento e parametri sonoro/musicali, agisce sull’integrazione e armonizzazione delle parti malate dell’individuo, in un contesto non verbale e attraverso l’organizzazione di un setting musicoterpico specifico.
L’integrazione e l’armonizzazione della persona si attua quindi attraverso il percorso che lavora sulle emozioni e sulla affettività in modo tale che sia possa passare da una semplice possibilità di “esprimere” le proprie emozioni e percepire le proprie sensazioni affettive, ad una capacità di “decodificarne” e “regolarne” la globalità seguendo le funzioni dei processi maturativi e dello sviluppo legati all’apprendimento (P.L. Postacchini) .
La musica può essere il ponte che collega la realtà e il mondo irreale in cui il paziente è isolato o cerca rifugio. Neutralizzando le difese essa aiuta a rendere nuovamente fluido il flusso vitale che si è interrotto.